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La mappa non è il territorio

lunedì, 17 luglio 2017 | Articolo di Pietro Roncato | 1 commenti

Un viaggio a Lisbona diventa per Pietro Roncato un’occasione per riflettere su come le mappe e le aspettative possono separarci dall’esperienza diretta.

Our job is to take care of the territory of direct experience in the present moment and the learning that comes out of it.
(Il nostro compito è aver cura del territorio dell'esperienza diretta nel momento presente e degli insegnamenti che emergono da essa.)
Jon Kabat-Zinn

A melhor maneira de viajar è sentir.
Fernando Pessoa

Una giornata a Lisbona
Dopo qualche centinaio di metri per le vie di Lisbona mi è tornata in mente la riflessione di Jon Kabat-Zinn a proposito della mappa e del territorio, e il senso si è manifestato in modo leggero, visto il contesto, ma nello stesso tempo molto evidente e concreto, in una giornata di ordinario turismo.
Dato il breve tempo a disposizione per la visita alla città mi studio bene strade, percorsi, chiese, monasteri, giardini tropicali e caffè storici; insomma tutto il campionario del turista curioso che vuole sfruttare al meglio i pochi giorni di vacanza.
Finalmente si parte e ... mi fermo. Coda! Non c'è da sorprendersi, L'Elevador de S. Justa è una delle attrazioni più note della città. Comunque sono all’inizio del percorso programmato, quindi pazienza. Tento la meditazione in piedi tra le chiacchiere dei compagni di attesa, ognuno con il proprio idioma per lo più a me incomprensibile.
Un panorama incantevole, il cielo azzurro intenso e l'aria fresca che accarezza la pelle ripagano l'attesa. Un'intensa esperienza di bellezza e, per qualche momento, mi sento parte di qualcosa di più grande del vissuto di un turista su una piattaforma panoramica, in centro a Lisbona, condivisa con altri esseri umani sconosciuti. Non so bene cosa sia, forse un senso di gratitudine e apertura che si imprime nella memoria del mio corpo.

"Non ci sono per me fiori come il ricco cromatismo di Lisbona sotto il sole."

(Diario dell’inquietudine, Bernardo Soares - uno degli eteronimi di Fernando Pessoa).

Dopo la visita alla singolare chiesa-museo Igreja Do Carmo, senza tetto a causa di un incendio, mi incammino verso il Jardim da Estrela, ma prima pausa caffè obbligatoria al caffè A Brasileira dove Pessoa passava molto del suo tempo.  Almeno un centinaio di persone hanno la stessa idea! Provo per un momento ad immergermi nella fantasia di gustare un caffè ascoltando le riflessioni sulla vita e l'esistenza di Pessoa, ma la vivace musica di un giovane gruppo di fronte al locale e il confuso vociare mi riportano rapidamente alla realtà. Sorseggio il caffè e riparto alla volta del Jardim Da Estrela con i pensieri già all'ombra di piante secolari. Dalla mappa però non si capisce che la strada è un continuo saliscendi! Il sole intanto fa il sole e il via vai confuso di auto, taxi e fantasiosi mezzi per turisti crea un bel traffico colorato e, naturalmente, rumoroso! Finalmente il giardino. Pausa: ombra, silenzio, pace!  Un piccolo chiosco, perfetto per prendere qualcosa di fresco e riposarsi. Mi siedo aspettando che una delle ragazze che si aggira tra i tavoli si fermi ma, dopo un tempo sufficiente a far sorgere in me un certo disagio, non si ferma nessuno. Provo a farmi notare ma con poco successo. Insomma mi sembra di essere invisibile! Se all'Elevador De Santa Justa avevo sperimentato una profonda sensazione quasi di trascendenza, be’, qui direi l’opposto. In realtà, guardando nel dizionario dei sinonimi e contrari, non trovo un termine opposto a trascendenza adatto per definire questa esperienza…  comunque, per farla breve, è stata una sensazione molto spiacevole!

Dalla mappa al territorio
Dopo il Jardim Da Estrela proseguo verso il Jardim Botanico. Ripide discese e ripide salite si susseguono, procedo nel caldo umido con la maglietta che si appiccica alla pelle sudata ed ecco, come una visione, il giardino bot... No! Un foglio A4 appeso al cancello avvisa "O jardim botânico estâ fechado parà obras de renovação". La parola chiave naturalmente è la più estranea all'italiano, ma il deserto dietro il cancello in ferro, i cumuli di terra e ghiaia e i piccoli escavatori oltre la grata traducono benissimo fechado. Insomma chiuso.
Deluso ripiego sul Miradouro de São Pedro de Alcântara per una rilassante vista panoramica della città. Eccomi arrivato. Le transenne per i lavori in corso però limitano la vista. Già, lavori in corso, anche qui! La stanchezza prevale sulla delusione e mi soffermo ad ammirare quello che si può, che, a dire il vero, non è poco.
Lasciare che le cose siano come sono! Non è proprio un atteggiamento spontaneo, ma la stanchezza mi aiuta a vivere il momento in questo modo e ad apprezzare quello che c’è così com’è. Le transenne più ingombranti a volte sono quelle mentali! Il resto della passeggiata procede senza altri imprevisti mentre le stanche membra, più che la ragione, valutano percorsi più leggeri per i giorni successivi.
Naturalmente non è successo nulla di così importante: una giornata con un po' di imprevisti e sorprese dovute per lo più all’eccessiva fiducia in una guida cartacea, alla mappa, e alle aspettative.


In realtà un’occasione per riflettere su come le mappe e le aspettative possono separarci dall’esperienza diretta. La mappa di una città e la città stessa, sono ben poca cosa rispetto alla vita e alle mappe che via via utilizziamo per percorrerla. Straordinariamente più complesso è percorrere la vita che riserva momenti meravigliosi, ma anche molti imprevisti e continue richieste di cambiamento e adattamento nella maggior parte dei casi senza essere avvisati da fogli A4 su cosa sta accadendo, e con la necessità di decifrare linguaggi ben più complessi della bella lingua portoghese! E allora, nei nostri viaggi, come scrive Jon Kabat-Zinn, il nostro compito è davvero aver cura del territorio dell'esperienza diretta nel momento presente, esperienza da cui trarre suggerimenti che possano supportare il nostro viaggio nella vita.

Viaggiare
Viaggiare? Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi … La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
Il libro dell’inquietudine, Fernando Pessoa

 

Pietro Roncato è medico specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore. Insengnante MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction, ha conseguito l'abilitazione all'insegnamento del programma MBSR con il CFM Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society, Medical School, University of Massachusetts.

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