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Ritrovare il respiro è ritrovare se stessi

lunedì, 24 luglio 2017 | Articolo di Elena Bilotta | 4 commenti

Il racconto dei 5 giorni di Mindfulness Tools, programma intensivo residenziale di Mindfulness offerto da Motus Mundi dal 4 al 9 luglio 2017, secondo l’esperienza di Elena Bilotta.

"Questo respiro non è mai stato respirato prima d'ora".

Si comincia così al Mindfulness Tools, programma residenziale di pratica di consapevolezza organizzato da Motus Mundi, al quale ho preso parte di recente. L'arrivo nella sala meditazione mi catapulta in un'atmosfera eccitata e gentile allo stesso tempo: tanti visi sconosciuti di persone provenienti da tutto il mondo, ognuno presente in quel luogo, in quel momento, per perseguire un proprio scopo, spesso condiviso con altre persone, ma comunque unico.
La prima pratica che facciamo è proprio quella del domandarci, con delicatezza e profondità "Che cosa mi ha portato qui?". La risposta a questa domanda non è affatto immediata o scontata e l'indagine, approfondita con la pratica, lascia sempre spazio a motivazioni a volte nascoste, che aiutano a entrare in contatto con la parte più autentica della nostra esperienza.
Al di là delle motivazioni personali, in quella sala abbiamo tutti più o meno la stessa intenzione: rinnovare l'invito a dimorare nel momento presente. Ognuno di noi in fondo ha dentro una parte di sé che dice "I wish I were here"... Ognuno di noi cioè è in qualche modo cosciente di stare costantemente altrove, trasportato dalla mente in "viaggi" che spesso non è neanche intenzionato a intraprendere, ma che per qualche motivo si trova spinto a fare.
In questi 5 giorni però il "viaggio" che mi si prospetta è pienamente incentrato sul vivere passo per passo, assaporando la scoperta e la bellezza del percorso, più che orientandomi al raggiungimento della meta.

Le intenzioni di un intensivo di Mindfulness
L'esperienza dei Mindfulness Tools è molto diversa da quella dell'MBSR di 8 settimane, anche se l'intento è lo stesso: rallentare, prendersi cura, connettersi con il corpo, portare attenzione a quello che c'è, coltivare gentilezza e compassione. Il formato intensivo del programma mi permette di immergermi completamente nel modo di sentire della mindfulness, coltivando l'intenzione di mantenere viva un'attenzione non giudicante all'esperienza che si dispiega momento per momento. Le sfide del dimorare nel momento presente sono sempre dietro l'angolo, o meglio, dietro ogni respiro... Non è mai facile stare con quello che emerge nel corso delle pratiche e spesso l'insofferenza, il dolore fisico ed emotivo lasciano il posto alle migliori intenzioni con le quali si è entrati nella sala di meditazione.

Due guide d’eccezione
In quest'esperienza così complessa, ciò che fa la differenza è la qualità della presenza delle proprie guide. Franco Cucchio e Lynn Koerbel si sono mostrati dei saggi accompagnatori in questo "viaggio". Con una cura calda e attenta hanno manifestato allo stesso tempo fermezza e flessibilità, hanno dato ascolto a tutte le voci e fornito risposte attingendo direttamente dalla saggezza della loro pratica. Ci hanno supportato nella misteriosa esplorazione di ciò che c'è nel momento presente. Hanno accolto i numerosi dubbi e timori, le emozioni contrastanti e le esperienze diametralmente opposte che possono emergere dalle stesse pratiche. Hanno saputo trasmettere un atteggiamento curioso, attento e non giudicante nei confronti di ogni nostra condivisione, aggiungendo spesso un delicato tocco di umorismo, che fa sempre da ottimo sostegno alla pratica.
Nel corso delle giornate siamo stati accompagnati in un percorso di apertura progressiva alla mindfulness, con una serie di pratiche formali e informali, come il body scan, la pratica “dell'uvetta”, la pratica seduta e quella camminata, la condivisione di comunicazioni difficili, lo yoga, e tante altre pratiche unite a momenti di osservazione del nobile silenzio.
Le pratiche sono spesso state seguite da spazi dedicati alla condivisione di gruppo o in coppia.
In questi frangenti ho riscoperto la vicinanza all'esperienza degli altri, che aiuta a sentirsi accolti e in qualche modo fa sentire uniti. Sono momenti in cui ognuno dà un contributo e del materiale su cui riflettere, nel rispetto reciproco: si crea una comunità esperienziale che è unica e irripetibile, e questo l'ho sentito e l'ho visto sui visi dei partecipanti. Col passare delle ore trascorse insieme aumentava in me la curiosità di conoscere gi altri e condividere il percorso, le proprie intenzioni, o anche solo due risate.

Ricominciare a prendersi cura
La cornice che ci ha ospitati ha sicuramente favorito un clima disteso e tranquillo: 4 piscine termali erano sempre a nostra disposizione, fino a notte fonda. Ho così potuto mettere in pratica l'invito a "prendermi cura", e quello di sentire le richieste del corpo connettendomi direttamente a esso, senza passare attraverso la mente.
Quest'ultimo è un invito molto complesso da realizzare e non così scontato. Nella nostra vita di tutti i giorni siamo infatti abituati a ignorare i segnali che il corpo ci manda, e a dare ascolto ad altri tipi di informazione o bisogni, spesso esclusivamente mentali, che riteniamo più importanti e soprattutto urgenti. Riconnettersi al corpo aiuta a ristabilire l'ordine di priorità delle cose, o per lo meno ci invita a fermarci e a chiederci: "È proprio quello di cui ho bisogno adesso?". A volte dietro questa piccola pausa si nasconde una grande saggezza.
Questo è uno degli insegnamenti trasmessi dall'esperienza di Viktor Frankl, psicologo sopravvissuto all'olocausto, le cui parole recitano: "Tra stimolo e risposta vi è un momento, una pausa. È in quel momento che giacciono tutta la nostra forza e la nostra libertà." Rallentare ci permette di coltivare proprio quello spazio che c'è tra stimolo e risposta, spazio che non percepiamo abitualmente, intenti come siamo a reagire agli stimoli, piuttosto che a rispondervi.
La pratica della consapevolezza aiuta proprio a creare quello spazio che solitamente, in condizioni di stress, si perde. Fare spazio con la consapevolezza tra quello che ci accade e la risposta che siamo invitati a dare è il modo più saggio per prendersi cura di noi stessi, della nostra vita... e anche di quella degli altri. Questo è uno dei grandi insegnamenti che ho recepito dalle parole di Franco e Lynn.

Ritrovare il proprio respiro e quello del mondo intero
Mi pare quasi superfluo a questo punto sottolineare che questi siano stati giorni bellissimi per me. L'esperienza dei Mindfulness Tools mi ha riportato in connessione con la profonda saggezza che è racchiusa in ogni respiro. Mi ha fatto ancora una volta notare la forza che riposa nell'osservazione non giudicante di ciò che sorge momento per momento. Mi ha riportata in contatto con la fiducia senza confini che emerge dalla pratica. Mi ha fatto attingere al coraggio che essa richiede per essere nutrita. Mi ha dato un assaggio dello splendore della vita che fiorisce coltivando l'attenzione gentile al momento presente.
In fondo, ritrovare il respiro è un po' come ritrovare la connessione con sé stessi e, in qualche modo, questo aiuta a riconnettersi con il mondo intero.
    
Grazie a Franco, Lynn, e a tutti i miei compagni di viaggio: ognuno di voi mi ha insegnato qualcosa di prezioso.
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Elena Bilotta è psicologa, dottore di ricerca, psicoterapeuta. È Insegnante MBSR in Formazione presso Motus Mundi Centro per la Mindfulness. Lavora come psicoterapeuta presso il Terzocentro di Psicoterapia Cognitiva di Roma.

 

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