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Sul significato della pratica di mindfulness: un'intervista con Franco Cucchio

giovedì, 11 gennaio 2018 | Articolo di redazione Motus Mundi | 0 commenti

Il primo post del 2018 lo dedichiamo al significato profondo della pratica di Mindfulness, così come ce la racconta Franco Cucchio, fondatore di Motus Mundi, Centro per la Mindfulness.

Come primo post di questo nuovo anno, la redazione di Motus Mundi vi propone un’intervista fatta a Franco Cucchio – direttore del centro affiliato Commongood al CFM Center for Mindfulness dell’Università del Massachusetts – sul significato e sull’approccio della mindfulness.
Ci sembra che ad inizio anno possa essere utile ricordare brevemente il significato profondo della pratica di consapevolezza, sia per chi si affaccia per la prima volta sui panorami di questo mondo, sia per chi se ne occupa già da qualche tempo, in modo da rivedere e riprendere qualcuno dei temi importanti.


D: Cos'è la Mindfulness, a cosa serve, a chi si rivolge, chi può beneficiarne?
R: Da un punto di vista del suo significato, “mindfulness” è un termine inglese che indica la capacità di prestare attenzione, intenzionalmente alla propria esperienza del momento presente accompagnata da una attitudine aperta, non giudicante e disponibile ad accogliere le cose così come sono. Questa facoltà mentale è alla base di ciò che viene definita la “modalità dell’essere” e che riguarda la capacità di conoscenza profonda di noi stessi, di cui siamo dotati in quanto esseri umani. Capacità che, quando coltivata, ci permette di sperimentare un benessere nel senso più ampio del termine.
Cosa significa modalità dell’essere? Questa espressione può essere interpretata come un concetto filosofico, ma in realtà significa essere in contatto con ciò che viviamo, essere in maggior relazione con noi stessi, con il  nostro vivere, con le nostre emozioni e sentimenti,  con le persone con cui viviamo, lavoriamo e  incontriamo e con l’ambiente in cui agiamo.
Spesso invece non siamo in contatto con ciò che sperimentiamo: siamo piuttosto persi nei pensieri, nelle idee invece che nelle esperienze.  Così per esempio, mentre mangiamo, pensiamo alla riunione che verrà; se siamo a casa siamo in ansia per qualcosa che è successo ieri, eccetera; cioè non siamo in relazione con il presente, e questo ha un impatto tangibile sul nostro benessere.

La mindfulness è una profonda attitudine relazionale che ha enormi benefici nella vita di ognuno di noi. I suoi benefici hanno evidenze nel nuovo paradigma della medicina mente-corpo iniziato nel 1979 presso Il Center for Mindfulness dipartimento della Medical School dell’Università del Massachusetts da quando si è iniziato ad applicare e studiare gli effetti del programma MBSR Mindfulness-Based Stress Reduction fondato dal prof. Jon Kabat-Zinn.
Sono ormai quasi quarant’anni che la ricerca scientifica si è dedicata a studiare quanto questa programma basato sulla pratica della mindfulness porti dei significativi benefici ad un numero rilevante di patologie, ma ancor di più alle persone stesse e al loro modo di relazionarsi con il proprio vivere.

La mindfulness, o consapevolezza, ha un enorme valore proprio perché ci permette di porci in relazione con ciò che ci accade e che ci circonda, e di poter affrontare l’intensità di un vivere sempre più stressante senza venirne travolti. Tale capacità ci permette di sviluppare quella risorsa definita come "resilienza" ovvero la possibilità di andare incontro alle situazioni difficili, di sviluppare padronanza di se stessi, che è importante per tutti noi che siamo esposti ad una vita veloce, banalizzante e spesso anche superficiale. Per questo, la capacità di essere maggiormente resilienti è la possibilità di andare incontro alle situazioni in maniera più fluida, aperta e disponibile in modo da affrontare le situazioni in maniera flessibile, con maggiore presenza mentale.
Questa capacità di resilienza nasce dalla pratica della mindfulness, che favorisce lo sviluppo di una attenzione volontaria e di una presenza aperta e disponibile a vedere ed incontrarci così come siamo momento dopo momento.  
L’eccesso di un vivere sempre più veloce, rapido e “demanding”, immersi in un mondo sovraccarico di pensieri e ruminazioni sul passato e di rimurginii o pensieri anticipatori del futuro, ci espone ad una condizione mentale, psicologica e fisiologica di stress dove gli automatismi e le abitudini possono prendere il sopravvento rispetto le nostra capacità di consapevolezza e la possibilità di scegliere cosa sia veramente di beneficio per noi. Spesso invece sono proprio gli automatismi, le abitudini e i pensieri a decidere della nostra vita e a determinare i nostri comportamenti.

Nella mia esperienza personale ho visto molte persone, dopo un corso di mindfulness MBSR, avere dei grandi benefici – e non parlo solo di quelli fisici o medici – ma soprattutto personali, ritrovando una maggiore serenità e un rinnovato senso del proprio vivere e della fiducia di sapere come prendersi cura di sé.
La pratica della mindfulness e in particolar modo il programma MBSR è utile a tutti coloro che sentono che lo stress, le preoccupazioni e gli eventi della vita stanno prendendo il sopravvento, che ci “tolgono il respiro”;  allora la mindfulness ci permette di occuparci in prima persona delle difficoltà anziché lasciare che siano le difficoltà a determinare la nostra vita.
Oggi noi ci stiamo dedicando a portare la sensibilità della mindfulness a quante più persone possibile, ai bambini nelle scuole e anche nelle aziende.

D: Si tratta dunque di una terapia?
R: Il programma MBSR è un approccio basato su una forma di medicina denominata "medicina mente-corpo". È un aspetto della medicina che studia in maniera sempre più dettagliata il rapporto tra ciò che in genere chiamiamo mente, i nostri pensieri e le nostre emozioni, quello che chiamiamo cervello, le sue aree e le sue componenti e quello che chiamiamo corpo o l’esperienza corporea e l’interazione tra queste tre componenti, quanto la loro intima interconnessione.
Oggi la ricerca e in particolar modo le neuroscienze attraverso gli studi sulla neuroplasticità ci stanno indicando come il cervello sia sensibile alla mente e agli stati mentali e come esso venga plasmato dall'esperienza. Quindi le nostre esperienze plasmano il nostro cervello; questo significa che il cervello si modifica in continuazione attraverso l'esperienza. Inoltre, viene messo in evidenza come gli stati mentali ed emotivi abbiano una significativa dimensione ed espressione “fisiologica”, ovvero influenzino le funzioni fisiologiche e lo stato del corpo. Queste interazioni determinano la correlazione tra stress e salute. Un nuovo ramo della medicina, l’epigenetica, ha evidenziato quanto gli stati mentali ed emotivi determinino anche l’espressione genetica dei nostri cromosomi.
Nonostante questo, al Center for Mindfulness viene continuamente esplicitato che la mindfulness e il programma MBSR  non sono una “terapia” – almeno nel senso comune –  ma piuttosto costituiscono una pratica profondamente terapeutica.
Questa distinzione intende sottolineare il fatto che si tratti di un modo di essere in contatto con le esperienze così come sono, prima ancora di intervenire a cambiarle o a modificarle, in particolar modo quando alcune esperienze della vita non posso essere cambiate. L'MBSR è un approccio basato sulla mindfulness concepito per aiutarci ad imparare qualcosa su noi stessi, sulle nostre esperienze e a ritrovare le profonde risorse che sono già in noi. È un modo per riscoprire la nostra integrità per come già noi siamo e non come dovremmo essere, permettendoci di “incontrare” la nostra vita in maniera nuova.

In quel senso la mindfulness è più che terapeutica: in effetti, una terapia tradizionale può essere applicata per un certo numero di giorni o settimane o mesi, e poi quando la terapia è finita si può scoprire che ha funzionato oppure no. La mindfulness riguarda invece una modalità personale dell’essere, in cui possiamo riprendere in mano il nostro vivere, coltivandolo per tutta la vita, se lo si desidera.
In tal senso non consideriamo la mindfulness una terapia o un “protocollo mindfulness”  nel modo abituale in cui intendiamo questa parola, ma piuttosto un programma educativo dove poter apprendere maggiormente qualcosa di se stessi.  Ed è estremamente terapeutica perché comporta un percorso di scoperta, diretto di se stessi. 
Naturalmente la significativa incidenza della pratica di mindfulness nella cura e nella prevenzione delle malattie stress-correlate ha fatto sì che il programma MBSR sia sempre più diffuso a livello mondiale nella sanità pubblica e nelle strutture ospedaliere; ma ciò che la mindfulness conferisce è un senso di salute della persona più ampio rispetto alla specifica patologia.

D: Quando e perché seguire un programma MBSR?
R: È sempre possibile partecipare ad un programma MBSR, soprattutto quando stiamo incontrando difficoltà ad affrontare il nostro vivere: personale, relazionale  o professionale.
Oggi lo stress è “di dominio pubblico”, tutti sappiamo quanto l’accelerazione dei processi dovuta dai sistemi digitali stia determinando il nostro lavoro, il tempo libero, gli spazi privati ed intimi e, in senso ampio, proprio il nostro benessere. Strumenti digitali come gli smartphone stanno catturando la nostra attenzione continuamente, proiettandoci in comunità virtuali prive di vere relazioni, sentimenti ed emozioni, spesso privandoci dei nostri reali spazi, del nostro tempo e delle nostre risorse autentiche. Inoltre c’è lo stress "universale" dovuto all’essere esposti a cambiamenti improvvisi, perdita del lavoro, mobbing, bullismo, discriminazioni sociali e poi delusioni, separazioni, perdite, lutti, malattie, condizioni croniche, traumi, incidenti, ecc.
Ognuno di noi è esposto alle difficoltà e, prima che queste condizionino il nostro vivere, possiamo iniziare un percorso di mindfulness per ritrovare le risorse che ci permettano di affrontare  le difficoltà coltivando la gentilezza, la perseveranza, la fiducia, la resilienza e la compassione.

Oggi c’è una grande diffusione del programma MBSR e non è difficile trovarne uno nella propria città. Forse oggi in questa grande diffusione varrebbe la pena di valutare se la persona che insegna la mindfulness abbia una formazione specifica e quale formazione abbia avuto. Vedo persone che insegnano la mindfulness senza avere fatto un percorso personale di pratica e un training formativo adeguato. Sono persone improvvisate, ma sempre più spesso noto purtroppo molte figure professionali mediche che presumono che la loro professionalità riguardi anche la mindfulness, mentre sono privi di una loro sincera pratica ed esperienza personale e professionale per insegnarla.

La mindfulness non è una ”tecnica” cosi come potrebbe essere la ginnastica o l’apnea, che oltretutto richiedono una formazione lunga e rigorosa.  
Oggi è fin troppo frequente il sentir parlare o leggere di “tecniche” di mindfulness o di “esercizi di mindfulness”; è veramente qualcosa di paradossale quando la mindfulness è un modo di vivere in relazione con sé stessi, e questa capacità è già in noi. Sempre più spesso ho la sensazione che tante persone la propongono e la utilizzino come uno dei tanti “strumenti” terapeutici da tenere nella “cassetta” degli attrezzi del terapeuta, spesso acquisiti per il solo aver partecipato ad uno o due workshop o magari ad un breve ritiro.
Ormai ad ogni presentazione di nuovo corso MBSR vedo che si presentano molti professionisti della formazione e della salute che intendono partecipare per “vedere come si fa”. Per questo da qualche tempo è necessario specificare che l’MBSR è inteso come percorso personale da dedicare a se stessi, mentre la formazione è un percorso che può durare alcuni anni – e che in realtà non finisce mai.   
Per questo oggi Motus Mundi ha creato una rete di insegnanti mindfulness che non solo hanno completato il percorso formativo originario del Center for Mindfulness, ma che sono in un processo di crescita e formazione continua per poter garantire che il programma MBSR possa essere proposto mantenendo le sua intenzioni e modalità originarie ed autentiche. 

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