Dal 4 al 12 maggio 2018, Motus Mundi Centro per la Mindfulness di Padova ha offerto a circa 60 persone provenienti da tutto il mondo il training PTI, Practice Teaching Intensive – a conclusione della prima parte di formazione per l’abilitazione all’insegnamento del programma MBSR (link alla pagina formazione).
Abbiamo raccolto di seguito la testimonianza di Elena Billotta e Elisa Chiodarelli, che hanno partecipato al training. Si tratta di due piccoli contributi alla comprensione del senso di questo viaggio intenso e importante, vissuto in prima persona, ciascuna con la propria sensibilità ed esperienza personale...
Elena Bilotta:
Gli elementi fondanti della Mindfulness o Underpinnings
Nel corso delle giornate del PTI (Practice Teacher Intensive) ho potuto sperimentare con meraviglia la profonda complessità racchiusa nel curriculum MBSR. Ho osservato quanto ogni singolo incontro sia stato pensato con cura per guidare la persona a una scoperta graduale della pratica di consapevolezza e del suo possibile ruolo nell'affrontare la "piena catastrofe" (nelle parole di Jon Kabat-Zinn) della propria vita. Nel ricevere le pratiche guidate dai colleghi di formazione e nell'ascolto del loro personale modo di vivere e proporre la Mindfulness, ho potuto inoltre notare quanto sia ampia la gamma di modalità attraverso le quali lo stesso curriculum possa essere proposto.
Di fronte a questo particolare aspetto, i nostri formatori Franco Cucchio ed Anne Twohig sono stati molto chiari: ciascuno scopre la propria modalità, che lo rende unico e diverso dagli altri, ma ciò che ci accomuna tutti nell'insegnamento della Mindfulness è la condivisione di quelli che sono i suoi elementi fondanti, degli elementi irrinunciabili che sono alla base del curriculum MBSR: la psicologia buddhista, la fisiologia e psicologia dello stress, le neuroscienze, le dinamiche di gruppo e l'educazione esperienziale. Alcuni di questi temi rimangono pressoché impliciti nel corso delle otto settimane (ad es. la psicologia buddhista), altri corrispondono a delle modalità di apprendimento (ad es. l’educazione esperienziale), altri ancora dei contenuti specifici e psicoeducativi (ad es. la psicologia dello stress). Questi elementi fondanti (o "underpinnings") costituiscono le basi sulle quali costruire il nostro modo di proporre agli altri il programma MBSR e di incarnarlo nella nostra vita di tutti i giorni.
La stessa formazione per diventare Insegnanti MBSR è pensata alla luce degli elementi fondanti della Mindfulness. Nel PTI, ad esempio, non si apprende attraverso lezioni frontali ed esami, ma lo si fa come se si fosse dentro un MBSR, cioè praticando, ascoltando e condividendo, lavorando sui propri contenuti. Si mette in pratica cioè un'educazione di tipo esperienziale. Nel corso dei 9 giorni di intensivo abbiamo avuto la possibilità di metterci alla prova con presentazioni e conduzioni di pratiche in coppia o in gruppo, e abbiamo sempre avuto ampio spazio per le condivisioni, per ascoltarci e confrontarci su quanto emergeva nel corso delle giornate, momento per momento. Ho vissuto in prima persona quanto possa essere efficace una modalità di apprendimento simile, e quanto sia intenso il suo potenziale trasformativo.
Si può solo insegnare solo ciò che si pratica
Ciò che mi rimane impresso dopo un'esperienza così ricca è la profonda responsabilità che ci si assume quando si intende insegnare la Mindfulness. La responsabilità e la delicatezza del trasmettere una modalità di essere, piuttosto che una tecnica da applicare. Mi consolo dicendomi che l'unico modo per poter sentirmi all'altezza di questo impegno è mantenere accesa la passione per la pratica e non rinunciare mai a una ricerca costante in questo percorso, che non è solo un percorso formativo, ma è soprattutto un percorso di vita.
Elisa Chiodarelli:
Il gruppo come “terreno” di semina (e di raccolta)
Il gruppo è un terreno di apprendimento fertilissimo.
Buona parte del lavoro di ricerca e di scoperta che abbiamo condiviso durante il PTI ha coinvolto il gruppo di partecipanti e aspiranti insegnanti. Se dovessi individuare un’esperienza cruciale per me in questo viaggio di training, direi che è la condivisione in gruppo, compresi i feedback che ogni giorno siamo stati chiamati a dare a noi stessi e ai nostri compagni di viaggio.
Che a rifletterci, è la stessa cosa che mi ha colpita (a volte intimidita e messa in difficoltà) ai tempi del mio primo MBSR. Evidentemente portare fuori ciò che più o meno confusamente vivo dentro di me in modo da offrirlo agli altri, costituisce una sorta di acceleratore di comprensione e apprendimento ...
Durante buona parte del percorso di training vissuto a Roma quindi, ciascuno di noi è stato chiamato a prendersi la responsabilità della propria conduzione, di quello che abbiamo proposto in quanto insegnanti agli altri componenti del gruppo, di quello che di giorno in giorno è emerso da questa grande palestra in cui ci siamo allenati, aiutati dai formatori – Franco e Anne – e sostenuti dall’energia collettiva.
Uscire dal guscio ed esercitarmi a notare ciò che a prima vista sembra “marginale” o “solo una mia impressione”, è risultato molto potente.
C’era una sorta di percezione sotterranea del polso della situazione, un sentire il gruppo e i suoi bisogni, e poi c’era il grande capitolo degli argomenti e delle pratiche da svolgere. C’era l’esercizio dell’ascolto profondo durante l’enquiry, e poi c’erano le dinamiche sempre nuove e imprevedibili di un insieme di persone in crescita. C’erano le scoperte e le intuizioni e c’era anche la meraviglia di ascoltare da qualcun altro le riflessioni che anche io avevo fatto dentro di me, ma in modo più caotico e meno chiaro.
Il rendere tutto questo vivo attraverso la condivisione allargata mi ha davvero permesso di apprezzare i contorni e testimoniare la profondità di un processo di evoluzione vissuto insieme.
Al servizio della consapevolezza
Un altro aspetto che ho vissuto con particolare partecipazione è l’approccio della Mindfulness al servizio dell’incontro con se stessi e con gli altri. Dove il servizio, come dice Rachel Remen, “è un'esperienza di mistero, resa e soggezione. Una persona che vuol curare qualcun altro, ha l'illusione di essere causale. Una persona che invece si mette al servizio, sa che sarà al servizio di qualcosa di più grande, qualcosa di essenzialmente sconosciuto (...) aiutare e assistere sono il presupposto per curare, non per guarire; solo il mettersi al servizio guarisce davvero".
L’esperienza di training mi ha dato l’opportunità di mettermi al servizio di me stessa, degli altri attorno a me, in un mutuo percorso di sostegno. Proprio grazie al continuo scambio, condivisione e feedback; dove anche il contributo di Franco e Anne è stato offerto con lo stesso approccio di relazione tra pari, tra esseri umani che hanno la possibilità di camminare insieme e che si aiutano a vedere i possibili ostacoli, le buche nel terreno, i sentieri a fondo cieco. Il mettersi al servizio presuppone la convinzione della completezza di ciascuno e perciò lo sforzo è quello di scoprire le proprie risorse e di usarle. E anche le difficoltà e gli ostacoli, sono lì apposta per servire a qualcuno: a noi stessi se sappiamo accoglierli: agli altri, quando possono osservare proprio quelle difficoltà e quegli ostacoli all’opera nelle esperienze di training quotidiano. La Mindfulness perciò è uno strumento del mettersi al servizio: un gruppo di esseri umani sullo stesso piano, in relazione gli uni agli altri, senza bisogno di aggiustare, curare o aiutare nessuno, sostenuti dall’intenzione di seminare, innaffiare e dissodare, sapendo che a questo lavoro di crescita non c’è mai fine.
Elena Bilotta è psicologa, dottore di ricerca, psicoterapeuta. È Insegnante MBSR, formata presso Motus Mundi Centro per la Mindfulness. Lavora come psicoterapeuta presso il Terzocentro di Psicoterapia Cognitiva di Roma.
Elisa Chiodarelli è insegnante MBSR, formata presso Motus Mundi Centro per la Mindfulness. Tiene corsi a Ferrara e cura la comunicazione di Motus Mundi.