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Riflessioni sulla vita, di un aspirante insegnante di mindfulness

martedì, 09 maggio 2017 | Articolo di Pietro Roncato | 3 commenti

Un’esperienza di vita vissuta, raccontata da Pietro Roncato, insegnante MBSR e medico.

Nel corso della mutevole vita cui siamo soggetti, un cambiamento improvviso e imprevisto è sempre possibile lungo il percorso … e così è stato.
Da un istante all’altro mi sono trovato dalla sella di uno scooter alla barella di un ospedale. Non avevo dubbi sull’intuizione del Buddha. Ma passando – ancora confuso – da un apparecchio radiologico all’altro per esaminare il mio scheletro, il cervello e i vari organi interni, le fitte di dolore, i lamenti sommessi e qualche lacrima più evidente consolidavano la mia certezza: la sofferenza esiste.
Ne stavo facendo un’intensa esperienza diretta nel corpo e nella mente, non era solo una considerazione intellettuale sulla natura dell’esistenza umana. Trauma cranico, qualche costola rotta e frattura di una clavicola. Insomma una bella botta, ma nulla di irreparabile, e i colleghi mi assicuravano che sarei guarito anche senza interventi chirurgici. Tutto sommato mi è andata bene e dopo i primi momenti di disorientamento si è fatto strada il pensiero che poteva essere un’ottima occasione per praticare in una situazione di difficoltà, di confrontare la pratica quotidiana con l’esperienza diretta del continuo mutare delle cose e della sofferenza.  

La sofferenza come occasione evolutiva
Quale equilibrio avrei messo in campo tra reagire e rispondere allo stress? Pensavo anche che il dolore poteva essere uno stimolo per coltivare la Mindfulness e per rafforzare qualità come la compassione, la pazienza e così via.
La Mindfulness, qualità innata da risvegliare e coltivare che tutti abbiamo in dote, mi avrebbe aiutato ad avere cura di me e trovare le risorse necessarie per affrontare questa situazione imprevista. La prima scoperta è stata che questa dote, a volte (e forse non solo a volte), è davvero ben nascosta!
“Il piccolo rubino che tutti desiderano (…) lo avvolse con cura nel tessuto del suo cuore” (Kabir Das).

Quando la sofferenza non molla la presa
E ora, come mi sento? Dopo un iniziale miglioramento per quanto riguarda il dolore, veramente intenso nelle prime due settimane, ecco un improvviso ed imprevisto peggioramento. L’aspettativa di essere già sulla via della guarigione si rivela solo un’illusione! Altri esami evidenziano una complicanza risolvibile, forse, con l’intervento chirurgico inizialmente escluso.
Il dolore intanto persiste e, a volte, diventa davvero poco sopportabile per intensità e qualità. Accogliere ciò che si presenta così com’è: il pensiero c’è, ma trasformarlo in una esperienza vissuta nel momento presente è davvero tutt’altra questione. Solo in certi momenti di veglia notturna, forse anche per la stanchezza e lo sfinimento, mi sono permesso di accettare tutto quello che c’è. Sensazioni fisiche spiacevolissime, frustrazione, incertezza, rabbia …. con un’istantanea sensazione di rilassamento e spaziosità. Le circostanze sono le stesse, ma l’esperienza si rivelava completamente nuova e ristoratrice.
In questi attimi passeggeri stavo facendo l’esperienza diretta di un modo diverso di vivere la stessa situazione, arrendendomi a quello che la vita mi stava mettendo a disposizione in quel preciso momento.

A volte la mente dice no davanti ad un potenziale aiuto
Poi l’intervento chirurgico e ancora alti e bassi da affrontare. Ora va meglio, ma solo in parte, con la spiacevole sensazione di incertezza che non so come andrà a finire, se guarirò o porterò con me gli esiti dell’incidente nel tempo a venire.
Il dolore fisico o la sofferenza più in generale non costituiscono automaticamente uno stimolo alla pratica, anzi: quando le emozioni e i pensieri più tristi e negativi imperversano, qualunque proposta di aiuto viene rapidamente rimandata al mittente, in questo caso a me stesso.
Dunque mi propongo di aiutarmi con la pratica, consapevole che non risolve magicamente la difficoltà, ma può essere una risorsa. Ciononostante, a volte dico di no all’aiuto che tento di darmi! A questo si aggiunge un senso di inadeguatezza: un aspirante insegnante di Mindfulness che reagisce così in un momento di difficoltà! Inaccettabile!

Le parole che curano
Una sera, come si dice, “casualmente”, ho aperto un libro e ho letto queste parole. Un invito, questa volta accolto con il cuore e la mente, con tutto me stesso: “Così, prendersi cura della propria vita significa prenderci cura del mondo. Questo è l’elemento fondamentale della pratica che richiede pratica. Ogni istante di ritorno al respiro, al nostro desiderio di aprirci a questo momento, a questa persona, a questo disagio e a questa insicurezza, e la nostra disponibilità a uscire nella vasta landa selvaggia …
È impossibile vivere all’altezza di questo. Io sto fallendo in ciò, continuamente … Che grazia! Se così non fosse, sarei un fanatico o un ciarlatano oltre la mia più fervida immaginazione. Essere umiliati è un atto di riconciliazione. Un tipo di onestà e ammissione, ricolmo non di nera vergogna, quanto di riconoscimento e perdono per se stessi.” (Guarisci te stesso, Saki Santorelli, Raffaello Cortina Ed., 2015).

La Mindfulness appartiene ad ognuno
La divisione praticante-insegnante, mai come in queste circostanze, si è rivelata artificiosa. La Mindfulness è unità, al di là delle scelte mondane di ognuno. Scegliere di insegnare è un impegno ulteriore verso se stessi e le persone che incontriamo; ma la qualità innata della Mindfulness appartiene ad ognuno, che affiori o no nell’attualità del momento. Umiltà, resistenza, disponibilità, scoperta. Sono solo alcune parole che assocerei a questa esperienza ancora in divenire. Innanzitutto disponibilità ad accogliere veramente se stessi, le proprie resistenze e le ferite da dove entra la luce che può illuminare il praticante e l’insegnate, o meglio, ogni essere, poiché chiunque può imparare ed insegnare al contempo.

“Non voltare la testa,/ continua a guardare la tua ferita./ poiché è da lì che la luce entra in te/ e non credere neppure per un attimo/ di aver guarito te stesso." (Rumi).  

 

Per chi volesse avvicinarsi alla pratica della mindfulness, Motus Mundi propone un programma residenziale dal 4 al 9 luglio 2017 a Montegrotto Terme (PD). Cinque giorni di mindfulness, in un ambiente accogliente, per apprendere come coltivare la consapevolezza nella vita quotidiana. Il programma è particolarmente indicato per coloro che non hanno la possibilità di frequentare il programma MBSR in otto settimane.

Pietro Roncato è medico specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore. Insegnante MBSR Mindfulness-Based Stress Reduction. Ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento del programma MBSR con il CFM Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society, Medical School University of Massachusetts.

 

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